Pomeriggio assolato terso ritagliato appositamente per starmene da sola su un pedalò attraccato a riva, a prendere il sole, lasciandomi ondeggiare nel completo silenzio del nessuno intorno.
Da queste parti non si vede granché gente, appena qualche famigliola che porta i bambini a bagnarsi, di solito nel weekend, ma oggi neppure questo, sola solissima. Giusto io… e Big Jim. Lo intravedo spiaggiato spalancato a cogliere il pur minimo raggio che dori a dovere la sua pelle assetata. Più tardi farà per entrare in acqua e mi passerà accanto ammiccando, per tentare un approccio o forse darsi arie da macho. Sorriderò fingendomi Barbie a Malibù e vezzeggiandomi a svampita pur io, che ogni tanto ci vuole, ci riescono mica solo gli altri eh. Metto crema-campioncino, mi giro e mi rigiro a tempo, cotoletta smaniante abbrustolimento. Primo bagno di Big Jim, camminata verso gli abissi, sorriso durbans, tuffata atletica; sfoggio moine e allaccio lacci scomodi, pudica e a dire il vero anche un po’ dispiaciuta della solitudine violata. Nella borsa mi aspettano, infatti, le pagine finali del libro, volevo appunto riservarmi un’atmosfera adatta, raccolta, non so voi ma io quand’è così, davanti a una bella lettura, a una bella storia, di quelle che catturano l’anima come poche volte accade, ci tengo a chiudere in un certo modo, dedicandoci un momento particolare, scelgo spazio e tempo, predispongo tutto accuratamente. E infatti approfitto dell’atmosfera silente e mi immergo nella carta che aspetta.
C’è anche da dire che io la fine di un libro devo leggerla necessariamente ad alta voce. Non so bene perché, lo faccio da sempre: solo le ultime due, tre pagine… mi piace, mi sembra di dare ancora maggiore importanza alla cosa. Fatto sta che, vista la quiete, inizialmente comincio a bassa voce, un rigo dopo l’altro, ma di lì a poco mi addentro talmente nel racconto, che mi si rivela più straziante di quanto lo era stato fino ad allora, da venirmi giù certi improvvisi lacrimoni, che povera Blimunda a cercare sulla terra ciò che sa sta in cielo, a correre stanca scalza e lacerata per placare una disperazione ormai irrimediabile…. E io una soffiata di naso a ogni suo passo, una lacrima per ogni lembo strappato alla veste, quanto sanno essere crudeli gli eventi, quanto possono incastrarti vittima di un destino ingrato! Lacrime a non finire.
E finalmente e purtroppo l’ultima riga, l’ultimo sospiro. E l’immancabile carezza di ringraziamento al titolo che tanto mi ha dato… Mi guardo intorno soddisfatta e sazia: le acque cristalline mi coccolano placide, i gabbiani in lontananza viaggiano ignari, a filo d’acqua, in cerca di cibo… e lui, Big Jim, steso sul suo telo a15 metridi distanza! E lì l’amara constatazione: avrà di certo sentito tutto, la mia lettura affaticata dal pianto, lo sforzo tenace della mia eroina, perle rivelate ad orecchie ignare di un vissuto emotivo inafferrabile… avrà pensato Questa non sta bene! Ah povera me, altro che Blimunda.